NEG | agriturismo

1.Introduzione.

I proprietari dell’immobile desiderano  eseguire degli interventi di ristrutturazione sugli immobili di proprietà nell’ottica di adibirli ad Azienda Agrituristica. Tale intervento ha la duplice valenza di intervento di ristrutturazione e risanamento conservativo della consistenza immobiliare e di rivitalizzazione attraverso una nuova attività economica del delicato tessuto economico – sociale – produttivo della Valla Arroscia in senso generale e della Frazione Costa Bacelega in particolare. La LR n° 33 del 06.08.1996 prescrive che le finalità dell’agriturismo sono quelle di favorire lo sviluppo ed il riequilibrio del territorio agricolo e di agevolare la permanenza degli agricoltori attraverso il miglioramento dei loro redditi e di valorizzare le produzioni tipiche, la tutela delle tradizioni culturali e la preservazione del patrimonio rurale naturale ed edilizio. 

2.Cenni socio-antropologici sulla Valle Arroscia.

Dal riconoscimento alla Valorizzazione. Ogni intervento di recupero deve prendere avvio da un’attenta analisi del tessuto socio antropologico del territorio, nonché da quello morfologico e storico. Tale analisi consiste nella conoscenza del territorio e degli aspetti ad esso legati in modo da individuarne peculiarità e potenzialità che porteranno attraverso uno sviluppo sostenibile alla valorizzazione del territorio. Un processo di lettura e riconoscimento delle tracce del passato per innescare meccanismi di valorizzazione per le attività economiche future. La ristrutturazione edilizia intesa non solo e non soltanto come mero meccanismo edilizio – immobiliare ma bensì come volano e catalizzatore di attività economiche strettamente legate al territorio e alla produzione locale dell’intero comprensorio. La valle Arroscia risulta ancora oggi  ricca di verdi colline coperte di uliveti e vigneti sul fondovalle e caratterizzata dall’anticipazione della montagna nella parte più alta, questa vallata offre in un percorso di pochi chilometri, una vasta gamma di paesaggi, in un’atmosfera serena e tipicamente mediterranea. Un territorio fortemente antropizzato ( percorsi storici, sistema delle fortificazione, sistema dei terrazzamenti legati alla produzione) ma certamente ancora un territorio ricco di vegetazione di forte impatto paesaggistico-ambientale. Il susseguirsi delle terrazze strappate ai monti dagli agricoltori e i pascoli ancora in uso alle pendici delle Alpi aprono al turista una finestra su un tempo che sembra essersi fermato. La vallata prende il nome dall’omonimo torrente che la attraversa. Il fiume Arroscia nasce dal monte Frontè e nel suo percorso tortuoso attraverso la valle forma spettacolari scorci paesaggistici di notevole pregio e fascino .E’ sorprendente come in pochi minuti di automobile si possano raggiungere, partendo dal piccolo borgo di Ponterotto, le affollate spiagge delle vivaci cittadine rivierasche e i paesi montani delle Alpi Marittime, questo è una delle peculiarità dell’entroterra e della valle Arroscia in particolare da non sottovalutare, una ricchezza. Tutti i numerosi borghi della vallata hanno qualcosa da offrire al turista, oltre alla sensazione di pace e tranquillità che è assicurato da un soggiorno in questa zona. Nei comuni della Valle Arroscia l’agricoltura è ancora l’attività prevalente. Percorrendo la provinciale che conduce da Albenga a Ponterotto lo sguardo si perde su distese di ortaggi e fiori, colture tipiche del fondovalle, mentre inerpicandosi sulla collina e poi sulla montagna la strada fiancheggia terrazze di ulivi e vitigni, che producono un olio famoso per il suo sapore delicato e i noti vini Pigato e Ormeasco. Da questi input si percepisce come un’attività agrituristica sia, non solo la più congeniale da un punto di vista ambientale ma anche la più naturale conseguenza di uno sviluppo legato all’attività agricola oggi spesso abbandonata dalle nuove generazioni. Da sempre luogo di transito tra Ponente ligure e basso Piemonte, a lungo contesa fra Genova e Savoia, la valle Arroscia offre discretamente tesori storici e ambientali di sicuro fascino. L'olivicoltura ha anche una secolare tradizione in valle Arroscia dove la superficie olivata arriva a circa 300 ettari. Sono ancora attivi alcuni frantoi, mentre altri (per esempio quello di Pieve di Teco presso il ponte della Forca), perfettamente conservati, sono un suggestivo ricordo del passato. Interessante l’istituzione della Via del Vino e dell’Olio. È la prima Strada dedicata ai prodotti tradizionali e alla civiltà dell'entroterra ligure di Ponente, un itinerario che attraversa decine di borghi e scopre un paesaggio affascinante, ricco di storia e capace di rivelare una minuta economia della qualità. La strada del vino e dell'olio si propone con un programma di visite e soggiorni, degustazioni guidate e manifestazioni culturali ed enogastronomiche caratterizzato dalla colorata e profumata cucina mediterranea. 

3.Cenni storico-artistici. 

Ranzo, tipico centro itinerario allungato ai lati della strada, e sotto il dominio dei marchesi di Clavesana sino al 1355 allorquando una parte del territorio viene ceduta ai marchesi Del Carretto. Nel 1393 Giovanni di Saluzzo, marchese di Clavesana, vende la parte di sua proprietà al comune di Genova e da quell'anno la storia di Ranzo si identifica con quella di Genova. La coltivazione della vite si affianca alla tradizionale coltivazione dell'olivo. Gli abitanti durante la bella stagione, per motivi di lavoro, fanno i pendolari con le città della riviera ma non trascurano l'orticoltura e la frutticoltura nel tempo libero. Di epoca barocca e la chiesa parrocchiale di San Donato dove si conserva un polittico cinquecentesco di Cristoforo Pancalino. Lungo la carrozzabile che risale il torrente, sorge solitario il più bel monumento dell'intera vallata, la chiesa di San Pantaleo. Il tempio e del '400 ma venne ricostruito su una chiesa preesistente del secolo XI. Della chiesa precedente, oltre all'abside, resta il portico in pietra nera e un'acquasantiera monolitica inserita nel pilone destro. Suggestiva la colonna della chiesa quattrocentesca che, ridotta ad unica navata nel Seicento, è stata innalzata come una pietra miliare sul sagrato. A testimoniare la chiesa protoromanica dell'XI secolo rimane l'abside, mentre una seconda abside di struttura analoga e simmetrica è stata aggiunta a nord nel tardo medioevo. Il risultato architettonico è un intreccio assai curioso di fasi costruttive, impreziosito dal portico romanico-gotico ricco di affreschi quattrocenteschi e di capitelli lavorati nella tecnica paesana della "scuola di Cenova", che unisce ad elementi decorativi di ispirazione classica ricordi medioevali e popolareschi. Gli affreschi che decorano la volta e le pareti (secolo XV) sono attribuiti a Pietro Guido, nato qui a Ranzo, mentre al figlio Giorgio viene attribuito il polittico rappresentante la Madonna fiancheggiata dai Santi Filippo e Giacomo, datato 1544, conservato nell'oratorio della Madonna delle Vigne. A Pietro Guido vengono pure attribuiti gli affreschi che decorano il piccolo protiro pensile della chiesa parrocchiale di Ranzo Bacelega dedicata a N.S. Assunta, costruita dai Benedettini nell'XI secolo e restaurata in epoca barocca. Nel santuario dedicato alla Madonna della Misericordia si conserva una bella statua della Vergine, opera dello Schiaffino. Vestigia storiche sull'altura sovrastante la chiesa di San Pantaleo sono ancora visibili pochi resti del castello che i Clavesana fecero erigere nel X secolo. La frazione di Costa Bacelega, è dominata dalla parrocchiale di San Bernardo e dal vicino Oratorio. Al centro della frazione la cappella della Madonna della Neve, piccola chiesina armonica, di grazia settecentesca con pianta ovale. Nella borgata Bacelega la chiesa, con un protiro affrescato da Pietro Guido da Ranzo, padre di Giorgio, è dedicata all’Assunta e risale al XV secolo. Proseguendo la provinciale si giunge così a Pieve di Teco, centro e capoluogo di tutta la valle, che, sebbene liguri preromani siano i nomi di molti suoi villaggi, non ha finora rivelato alcun indizio di età romana. Il castello di Teco, già baluardo dei Clavesana, ma forse in precedenza sede di una fortezza bizantina conquistata dai Longobardi, è rimasto efficiente fino al tardo medioevo, mentre oggi altro non resta che il nome e qualche rudere da esplorare. Nel fondovalle, alla convergenza di alcune delle più importanti strade "marenche" (che conducono al mare) o "del sale" (erano così chiamate anticamente le strade che collegavano il Piemonte con la Riviera), sul lato sinistro dell'Arroscia, si sviluppò il borgo a partire dal XIII secolo, come risulta dalla realtà-leggenda della fondazione.La pianta regolarissima, con ampia strada porticata al centro e una serie di isolati e di abitazioni rinserrati fra le strade trasversali che li dividono ("caruggi"), è quella tipica dei centri di costruzione genovese. Umili case, già di agricoltori, pastori e piccoli artigiani, si alternano a sedi signorili. I tetti in gran parte ancora grigi di vecchie ardesie ("ciappe").Degni di nota, oltre alla neoclassica collegiata di San Giovanni Battista, notevole costruzione con campanile nella facciata preceduta da un portico semicircolare, sono pure l'oratorio di San Giovanni, del 1234, il grande chiostro dell'ex convento degli Agostiniani, del XV secolo, e la chiesa della Madonna della Ripa, della stessa epoca, caratteristico monumento dell'architettura tardo gotica ligure. Degna di rilievo per l'eleganza del disegno è la chiesa parrocchiale di Acquetico, frazione di Pieve di Teco, fino alla fine del XVII secolo denominata Aiguevive per l'abbondanza delle sue acque che rendono il terreno fertile ed irriguo. La chiesa antica, il cui agile campanile cuspidato caratterizza il paesaggio, è stata declassata ad oratorio e la nuova è una costruzione originale neoclassicheggiante. In entrambi furono realizzate diverse pitture e talune rimangono ancora del Badaracco, del Fiasella e del Conca. Proseguendo lungo la strada provinciale per Mendatica, curioso il campaniletto a base triangolare della cappella di S. Lorenzo che si incontra appena al di fuori del piccolo centro abitato, con la sua capricciosa cuspide a bulbo in muratura greggia. Nella vicina Nirasca, altra frazione di Pieve di Teco, si conserva una Madonna del XV secolo appartenente alla scuola del Pinturicchio. La valle rivolta a tramontana, che scende verso Pieve di Teco con la statale n. 28, è dominata a levante dal castello di Cartari, in posizione strategicamente unica per i criteri medioevali, chiave ad un tempo dell'alta e della media valle dell'Arroscia ed ha il suo principale monumento nella chiesa di S. Giorgio di Calderara, isolata rispetto al paese e di origine romanica, sebbene in gran parte ricostruita nel tardo medioevo. Nella valle attigua, solcata dalla Giara di Rezzo, affluente dell'Arroscia in passato conosciuta anche come "Puglia" o "Lavina", si incontra Rezzo, borgo che in origine era raccolto intorno al castello che domina il paese dall'alto. Il "palazzo" imbertescato, a pianta poligonale e arricchito dalle eleganti porte "provenzali", già dei Clavesana poi dei Ranieri Grimaldi e dei Pallavicino, dovrebbe essere di origine cinquecentesca, come si può arguire da alcuni frammenti di un portale in ardesia riaffiorato sotto gli intonaci del castello. Caratteristica la rampa della via maestra con il gioco dei volti che si succedono in continuazione.Le case a monte si affacciano al di sopra dei tetti di quelle sotto strada con pittoresche logge pensili, che avevano in origine la funzione di sottotetto-fienile. Monumento eccezionale, a poco più di un quarto d'ora dal paese, rimasto intatto, è il santuario della Madonna Bambina o di Nostra Signora del Santo Sepolcro, la cui fondazione risale al 1401, altra tipica manifestazione di architettura tardo quattrocentesca della Liguria montana, caratterizzata da un portico rinascimentale sorretto da colonne in pietra e da un campanile a cuspide di fattura gotica. Il tempio è stato affrescato nel 1515 da Pietro Guido da Ranzo, tardivo continuatore della pittura "dialettale" ligure-piemontese ed è dotato di superbi stalli scolpiti in pietra, nonché di una cripta assai suggestiva che accoglie la statua di Gesù morto. L'ingresso sul lato sinistro, cui si accede con una gradinata troncoconica, è coperto da un protiro e il portale ha per architrave un blocco unico sul quale è scolpito in bassorilievo un rosoncino raffigurante l'Agnello. Il santuario, ai limiti del bosco, gode di una splendida posizione panoramica. Una diramazione risale il fianco settentrionale della Valle dove, nei tempi lontani, gli abitanti, per coltivare i cereali necessari al loro sostentamento, hanno terrazzato il declivio. Ne sono derivate minuscole "fasce" ricavate tra le rocce con terra di riporto, a testimonianza dell'immane fatica dell'uomo per la sua sopravvivenza. La diramazione conduce a Cenova, piccolo borgo rurale che acquisì notorietà in passato in quanto costruito lungo percorso di una delle più importanti strade "marenche", quella che per le Prealbe collegava Oneglia con il Piemonte. Cenova ebbe inoltre notorietà per avere dato origine, alla fine del medioevo, ad una importante scuola di lapicidi che ha lasciato significative testimonianze non solo nella valle di Rezzo, a Pieve di Teco e nelle valli circostanti, ma anche nelle più lontane valli di Triora e del Roja. Blasone della cosiddetta "scuola di Cenova" è il grandioso portale della collegiata di Tenda, datato 1500. Percorrendo il paese, minuscolo ma di notevole fascino, si possono ammirare portali caratterizzati da una gentilezza decorativa e raffinatezza davvero insolite. La chiesa parrocchiale, circondata dalle case del vecchio borgo, col campaniletto di tradizione gotica, ha la facciata neoclassica costruita su quella di fattura antecedente in stile barocco. Da nord si espande verso Pieve di Teco la valle del torrente Arrogna, altro affluente dell'Arroscia, sulla cui testata sorge uno dei più piccoli comuni d'Italia: Armo, dove, nella cinquecentesca chiesa parrocchiale dedicata alla Natività di Maria, si conserva un trittico su tavola del XV secolo. A strapiombo sul torrente Arrogna, in un'oasi di pace rotta dal rumoreggiare del torrente sottostante, sorge il piccolo santuario di Nostra Signora dei Fanghi, edificato verso la metà del XVII secolo. L'alta Valle Arroscia costituisce il passaggio obbligato tra l'alta Langa Monregalese e la Riviera, ragione per cui, nei secoli scorsi, le potenze confinanti hanno cercato con ogni mezzo di accaparrarsi diritti concreti sulle zone di transito ed in particolare su Pornassio, una comunità distribuita in diversi nuclei lungo il versante a solatio del colle di Nava. Già feudo degli Scarella e successivamente dei Clavesana, Pornassio conserva ancora il castello medioevale, più volte restaurato, ora trasformato in un ampio palazzo signorile, e la chiesa parrocchiale di S. Dalmazzo, a tre navate, edificata nel XV secolo e rielaborata in epoca barocca. Il campanile romanico che si erge vicino alla chiesa, aperto superiormente da bifore con capitelli a stampella che ne decorano la fronte principale, è quanto rimane, perfettamente conservato, dell'edificio sacro precedente. Il bel portale ogivale, datato 1455, è attribuito a Bauneto da Cannero. L'interno presenta archi a sesto acuto e colonne in pietra con capitelli scolpiti. Il tempio conserva, nella navata destra, affreschi del 1559 probabilmente eseguiti da Giorgio Guido da Ranzo, figlio di Pietro.Il borgo, importante centro posto sulla strada "marenca" che, come dianzi accennato, scendeva dal valico delle Prealbe per risalire poi a Nava, è ricco di case arcaiche in parte ancora integre ed in parte ristrutturate, ma che conservano ancora intatte le particolari strutture originarie.Risalendo la statale 28 si incontra Nava, che sorge in un'ampia conca prativa affacciata sulla valle dell'Arroscia. Base per passeggiate ed escursioni, è al centro di un sistema di fortificazioni di epoca napoleonica di cui fanno parte i due cosiddetti forti di guardia che incombono sul valico e il forte di monte Escia. A guardia di tutto l'alto bacino dell'Arroscia sta Cosio d'Arroscia. Il borgo compatto a forma di fuso allungato, ricco di androni pittoreschi, è dominato dal vetusto ed elegante campanile romanico cuspidato del XIII secolo.Cosio d'Arroscia offre un'ampia vista sull'alta valle. Già sede di un potente castello feudale oggi scomparso, passò, verso la fine del XIV secolo ai Lengueglia, legandosi così alla Repubblica di Genova.Al centro del vecchio borgo si trova l'Oratorio dell'Assunta, caratterizzata da elementi architettonici minori, e la nuova chiesa parrocchiale risalente alla prima metà del '600.Suggestiva la barocca cappella della Madonna dei Colombi lungo la strada per Mendatica: andata in rovina nel 1886 a causa del terremoto che distrusse Bussana, fu poi ricostruita nel 1904. Articolata su un vasto pendio, con le sue tipiche case di tipo alpino, Mendatica conserva, nella sua chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Nazario e Celso, un altro esempio di campanile del XIV secolo con finestre originarie a bifora rimesse in luce. La cappella di Santa Margherita, isolata sulla "Costa delle Forche" che sovrasta il "Borghetto", piccola frazione distrutta nel Seicento, conserva affreschi del XV secolo recentemente restaurati ed un soprapporta ad arco ricavato in una unica pietra recante la data scolpita del 1519, sicuramente opera dei lapicidi di Cenova.  Su un breve terrazzo, abbarbicato alle boscose falde del monte Monega, in splendida posizione panoramica dominante l'alta valle dell 'Arroscia, Montegrosso Pian Latte, con le sue case arcaiche sostenute da oscuri archivolti, conserva integra la caratteristica di antico borgo montano. La chiesa di S. Biagio, di origine medioevale poi rinnovata con forme architettoniche barocche, presenta la facciata a levante preceduta da una grande loggia. Sul portale dell'ingresso laterale, raffigurante la Madonna, l'Angelo e l'Agnello, è scolpita la data del 1485. Attiguo alla chiesa parrocchiale è il quattrocentesco oratorio della SS. Annunziata.

4.L’idea di un turismo evoluto e compatibile con le risorse ambientali.

Nel sistema convulso in cui oggi, nostro malgrado, siamo chiamati a vivere nelle città, (ma anche negli affollati centri rivieraschi) un viaggio, sia pure modesto, nell'entroterra ci consentirà di assaporare fisicamente e moralmente quel soffio di aria pura che tanto anela il nostro spirito ma che non riusciamo a procurarci nella vita tormentata di ogni giorno. Il ponente ligure, con le sue valli pittoresche, con le sue memorie gloriose e con i suoi monumenti pregevoli, costituisce indubbiamente un forte richiamo. La Valle Arroscia poi, per il verde lussureggiante dei suoi castagneti, per l'amena varietà delle sue campagne, per gli smorti colori tonali della pietra dei suoi monumenti, che ben si intonano all'argento lucido e glabro dei suoi ulivi, costituisce una meta degli amanti della natura, della quiete, dell'arte e delle antichità. Fenomeno oggi ormai innescato quello del turismo ambientale a cui tedeschi e francesi ci hanno abituato. Gli abitati, quasi sempre fortificati e a pianta regolare disposti lungo la strada, che, lasciata Albenga, risalendo il corso del torrente Centa, si immette nella valle del torrente Arroscia, testimoniano l'organizzazione territoriale che il comune di Albenga diede al proprio distretto tra il XIII e il XIV secolo, a controllo e difesa degli sbocchi delle valli confluenti sulla più importante pianura alluvionale della Liguria. Nella pianura domina il paesaggio monotono e piatto dell'ortifrutticultura, caratterizzato dal largo impiego delle serre indispensabili per la produzione delle primizie, primaria ricchezza di tutto l'Albenganese. Le brevi pianure del fondovalle, così come le stazioni prative che ancora oggi dominano sui versanti, costituiscono i pascoli invernali di una plurisecolare transumanza che è perdurata sino ai nostri giorni. Risalendo il corso del torrente, giunti a Ranzo, una diramazione, attraverso villaggi sparsi e villette, sale ad Aquila d'Arroscia, dominata dagli imponenti resti del castello dell'Aquila, del XII secolo, a strapiombo sull'opposta valle del torrente Pennavaira, chiave di volta più avanzata della difesa del comune albenganese nella lotta contro i Clavesana. Il territorio quindi come risorsa turistica, la cultura, il paesaggio e l’agricoltura come elementi caratterizzanti di un nuovo turismo consapevole delle ricchezze di questa valle.

5.L’intervento edilizio.

L’utilizzazione agrituristica dell’edificio secondo quando previsto all’art. 5 della LR n° 33 del 06.08.1996 non costituisce cambio di destinazione d’uso degli edifici interessati. L’oggetto del presente intervento di ristrutturazione edilizia ha le connotazioni tipiche della “casa popolare -rurale” affiancata alla conduzione del fondo attiguo ma oggi risulta in progressivo stato di abbandono e ne conserva le caratteristiche architettoniche e funzionali. La normativa prescrive che per le camere singole siano previsti 8 mq mentre per quelle doppie 11 mq.  Nell’intervento esaminato tali quantità minime sono rispettate. Il complesso Immobiliare come è possibile evincere dalla documentazione fotografica allegata e dagli elaborati tecnici appartiene al nucleo di crinale di Costa Bacelega. Borgo allungato con sviluppi lineari, continui ed omogenei, che segue la conformazione naturale del terreno e sia accompagna alle curve di livello. Purtroppo alcuni recenti interventi di trasformazione hanno denaturato le caratteristiche tipologiche e morfologiche dell’abitato originario introducendo superfetazioni e elementi estranei al contesto. L’intervento consiste in una ristrutturazione edilizia attua a conservare gli aspetti formali degli immobili oggetti del presente intervento. ( Si rimanda alla Documentazione Fotografica allegta)

6 Descrizione dell’intervento

L’intervento è mirato alla realizzazione di n° 04 unita abitative da adibire ad Azienda Agrituristica. Trattandosi di ZONA A (insediamenti di carattere storico artistico di particolare pregio ambientale) come individuato dal PRG vigente l’intervento non altera volumetricamente l’organismo edilizio esistente in quanto non sono previsti incrementi e addizzioni. Le caratteristiche architettoniche e funzionali rimangono invariate e non vengono mutati i connotati tipologici cosi come previsto dall’art.16 delle N.d.A. del PRG.  La scatola edilizia rimane praticamente inalterata. L’intervento rispetterà la tipologia della “casa rurale” consolidata nelle immediate vicinanze dell’immobile soggetto ad intervento. Tale ristrutturazione risulta talaltro coerente sotto il profilo socio-urbanistio della Valle Arroscia che da anni oramai, dopo frettolosi abbandoni insediativi, ritrova la sua naturale connotazione paesaggistico ambientale con la presenza di piccole residenze tipiche del luogo e appezzamenti coltivati e di attività economiche agrituristiche. Le opere da realizzarsi insistono su area classificata dal vigente P.R.G.  come zona “A” e non prevedendo mutazioni della sagoma e degli ingombri dell’edificio , verrà eseguito solo un adeguamento igienico sanitario come prescritto dai regolamenti vigenti . Verrà introdotta una nuova bucatura (come è possibile rilevare dalla TAV. n° 07 di RAFFRONTO) inserita in modo da allineare i fili delle aperture e garantire il corretto rapporto aereoilluminante previsto per legge, che risulta dopo gli interventi in progetto sempre verificato come evidenziato dalla TAV n° 04 PROGETTO Piante. Non sono previste demolizioni dei solai esistenti ad eccezione del necessario alloggiamento per la scala nuova di accesso al terrazzo a pozzo ricavato nella pendenza e nella volumetria esistente della copertura attuale. Verrà valutata in fase di esecuzione la ricostruzione ( nella stessa posizione e forma) della scala di accesso all’unità immobiliare n° 03, considerato che ad oggi persistono notevoli dissesti statici. Le unità immobiliari  risultanti dopo il presente intervento sono quattro e come previsto dal regolamento edilizio sono tutte di superficie superiore ai 28 mq. provviste di servizi igienici. L’intervento progettando intende dotare di locali bagno tutte le unità immobiliari. Inoltre considerato il precario stato conservativo della scala interna e la pericolosità dovuta a dissesti strutturali in atto, si provvederà alla creazione di un nuovo corpo scala interno che permetta di accedere dal piano primo all’alloggio situato al secondo  ( unita 4). Ad intervento concluso tutte le unità immobiliari avranno accesso indipendente, e saranno dopatedi parcheggio ubicato nella corte interna di proprietà. L’intervento in progetto non prevede grossi scoinvolgimenti planimetrici e demolizioni. Verranno solo demolite le scale interne esistenti e alcune tramezze di recente costruzione. La copertura, considerato che non puo più assolvere alla sua funzione, verrà invece completamente sostituita mantenendo pendenze, tipologia e materiali attualmente previste nello stato di fatto.  Saranno altresì realizzate modeste quantità di tramezzatura in mattoni e successiva intonacatura e tinteggiatura. Le unità immobiliari saranno adeguate alle norme igienico-sanitarie, dotate di un locale BAGNO (come precedentemente accennato) e rispettivo  antibagno . 

7 Caratteristiche degli interventi, opere murarie ed impianti

In tutti gli appartamenti verrà predisposto un nuovo impianto idrico-sanitario e allaccio alla rete di approvvigionamento idrica. I locali destinati a servizi saranno piastrellati fino a mt 2,00 con ceramica monocottura. Sarà realizzato altresì il nuovo impianto di fognatura e collegamento alla rete di smaltimento acque refluo comunale nonché il nuovo impianto elettrico sotto traccia e impianto TV. Gli alloggi saranno provvisti di impianto di riscaldamento autonomi con calderina murale. Tutti gli interni prevederanno intonacature alla genovese e successiva tinteggiatura nei colori scelti dalla committenza. Per le murature si procederà alla picchettatura  delle superfici del vecchio  intonaco esterno ed interno per la preparazione dei nuovi rivestimenti, le intonacature interna mediante intonaco rustico eseguito con malta cementizia tirata a frettazzo;quelle esterne di tutte le facciate con malta mista o bastarda dosata con cemento di calce idrata e sabbia di fiume e successiva rifinitura ad arenino e tinteggiatura nei colori che verranno concordati dalla DL con l’ufficio tecnico comunale, mediante campioni dei colori più ricorrenti nelle immediate vicinanze dell’intervento e nelle frazioni limitrofe del Comune di Ranzo. Saranno sostituiti tutti i serramenti oggi in pessimo stato conservativo con serramenti dello stesso disegno e secondo la tipologia del luogo in materiale ligneo;i portoncini di ingresso saranno anch’essi  in legno. Le persiane saranno realizzate in colore verde e con eguale disegno all’esistente.E’ previsto il rifacimento del manto di copertura, con le stesse pendenze , tipologie e materiali (in parte tegole e in parte ciappe in pietra che verranno conservate e riposate successivamente. Considerata la tipologia costruttiva del tetto, sprovvista di isolamento,  si provvederà a coibentare la copertura con pannelli termoisolanti, in modo da garantire il corretto isolamento termico e contenere il risparmio energetico.Sarà invece prevista la  sostituzione dei canali di gronda e dei pluviali oggi degradati con nuova lattoneria in rame.                                                                                                                 

8 RELAZIONE DI COMPATIBILITA’ PAESAGGISTICA

ai sensi  del DPCM 12.12.05, in attuazione di quanto previsto dal D. Lgs. 22.01.04 n. 42.La relazione paesaggistica costituisce per l’Amministrazione competente la base di riferimento essenziale per le valutazioni previste dall’art. 146, comma 5 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.